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Viva gli studenti..

 
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Autore Messaggio
Cip



Registrato: 19/11/06 20:11
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MessaggioInviato: Gio Dic 02, 2010 2:43 pm    Oggetto: Viva gli studenti.. Rispondi citando

..che ancora una volta hanno dimostrato che sono loro il domani..e non sono morti..sono vivi e vedono bene quello che succede e per quanto sia leggera l'età, hanno maggiore responsabilità di una massa intorpidita da veline e grandi fratelli.

Vi posto una lettera di una studentessa per riflettere insieme..


Caro Presidente del Consiglio,
le scriviamo perché sentiamo l’esigenza e il dovere,da studenti e da cittadini,di spiegare cosa è accaduto ieri. Ci concederà,spero,questa premessa:molti studenti presenti alla manifestazione non solo non hanno mai messo piede in un centro sociale ma possiedono anche un’ottima media;potremmo presentarle più di un libretto,ma non lo faremo perché noi sappiamo chi siamo e questo è sufficiente.
Ma torniamo al fine di questa lettera e lo facciamo con una domanda che lei tante volte si sarà posto:perché queste persone-studenti,lavoratori,artisti,ecc-manifestano?In genere la risposta è che le rivolte sono rivolte di “pancia”,di fame,dovute alla crisi economica globale. Certamente. Ma ci permetta di illustrarle un altro punto di vista e lo facciamo attraverso le parole di uno storico Edward Palmer Thompson che,in questo saggio che citiamo,riflette sulle rivolte popolari inglesi del XVIII secolo “(…)E’ certamente vero che i disordini erano innescati dai prezzi saliti alle stelle,dagli abusi compiuti dai negozianti,dalla fame. Ma queste rimostranze agivano all’interno della concezione popolare che definiva la legittimità e l’illegittimità dei modi di esercitare il commercio ,la molitura del frumento,la preparazione del pane,ecc. E questa concezione,a sua volta,era radicata in una consolidata visione tradizionale degli obblighi e delle norme sociali ,delle corrette funzioni economiche delle rispettive parti all’interno della comunità,che,nel loro insieme ,costituivano l’economia morale del povero. Un’offesa contro questi principi morali,non meno di un effettivo stato di privazione,era l’incentivo abituale per un’azione immediata.”
Le citiamo infine,uno slogan-accusa che i contadini rivolgevano nel Settecento ai mugnai,”il male del tempo”: Perché prima rubava ma con cortesia,ma ora è oltraggiosamente ladro.
Non ci fraintenda. Noi non stiamo accusando il suo governo di essere oltraggiosamente ladro,noi accusiamo l’Italia tutta di esserlo. La nostra patria è divenuta ladra di sogni,di speranze e di verità.
Accusiamo perfino le nostre madri e i nostri padri che continuano a difenderci dal mondo,da internet e da facebook e non hanno ancora compreso che in questi anni il vero pericolo sono stati loro,la loro incapacità di critica,la loro incapacità di volere.
Condanniamo l’indifferenza poiché crediamo che la qualità di una società è inversamente proporzionale alla quantità degli indifferenti.
E in ultimo condanniamo noi stessi di non essere abbastanza bravi da rendere chiara l’evidenza. L’evidenza è questa:noi siamo la futura generazione di precari o meglio,noi andremo a ingrossare le file di quella che possiamo definire “la classe dei precari”.Così come la Rivoluzione Industriale ha prodotto la classe operaia,rivoluzionaria per eccellenza,ecco che questo sistema in cui la speculazione è sfociata nello sfruttamento,ha provocato la nascita di una nuova classe rivoluzionaria,i cui membri non formano “strutture”,ma i cui legami si basano sulle relazioni e su una medesima condizione umana.
Lei ci insegna che un uomo può cambiare un Paese,noi fortunatamente siamo migliaia,forse milioni.
Sta certamente comprendendo quello che le stiamo dicendo. Le daremo una dritta,da sciocchi quali siamo. Ciò che deve temere di più è la felicità pubblica,ovvero quel sentimento antico quanto la Rivoluzione Francese,che si spiega più o meno così: l’uomo comprende di essere uomo solo quando è in movimento,e di questo ne scopre il divertimento,il piacere,puro,dello stare insieme. La Felicità Pubblica. Il resto è un colpevole silenzio e un’inquieta sensazione di noia. Ieri per la prima volta è tornata. Quello che ha visto non era follia,ma per l’appunto felicità. Felicità collettiva.
E questa volta sappiamo per certo che lei non potrà comprendere.
Cordiali saluti.

Elisa Albanesi,
Assemblea di Lettere Occupata.

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la velina mora



Registrato: 13/11/10 14:38
Messaggi: 57

MessaggioInviato: Gio Dic 02, 2010 5:12 pm    Oggetto: Rispondi citando

Per quanto mi riguarda, essendo studentessa e quindi colpita in prima persona dalla riforma di Mary Star, se dovessi ascoltare quello che sento mi verrebbe da vomitare. Già non mi piace vivere in Italia, quando poi guardo la classe politica la mia rabbia sale fino ad intasare il cervello che di conseguenza non riesce a ragionare poi tanto bene.
Ho sempre pensato che lo studio, l'impegno sociale, la voglia e la rabbia di cambiare il mondo facessero di noi giovani il fulcro della società.
Ho sempre sognato che, un giorno, il mio futuro si sarebbe potuto tramutare in una concreta fame di idee.
Ho sempre ritenuto che combattere per un'idea senza avere un'idea di se stessi fosse la cosa più pericolosa al mondo.
Ho sempre sognato, questa è la verità. Ma ho sempre sognato perchè ho sempre avuto la possibilità di farlo. Posso studiare, comprare i libri, andare all'Università senza preoccuparmi di dovere a qualcuno la mia presenza in facoltà.
Ho letto la riforma Gelmini tre volte. Volevo capire perchè manifestare. Non ho mai voluto far parte della massa.
So a memoria i punti che riguardano l'Università.
So, per esempio, che su alcuni sono d'accordo. Si, alcuni punti non sono male.
Tuttavia, grazie agli strumenti di interpretazione che il corso di studi che ho l'onore di seguire mi ha offerto, ho imparato a pensare non solo al presente ma anche alle conseguenze. Alla causa-effetto. E l'effetto che questa riforma avrà sull'Università (per non toccare poi l'argomento delle elementari, medie e superiori) sarà così devastante che dovrò probabilmente andare a vendere le mie interiora per continuare a sognare come ho sempre fatto.
Ho letto, così per curiosità, anche il curriculum studiorum della Gelmini. Studio giurisprudenza come ha fatto lei, so cosa significa andare a fare il concorso per avvocatura al sud. Ma quando sento noi studenti attaccarci a questo per buttarla giù mi arrabbio ancora di più. Non è abbassandosi ai livelli della nostra classe politica che si risolvono le cose. Non c'entra niente la votazione di laurea della Gelmini.
Non c'entra niente, come dice la ragazza della lettera, mettere in ballo la Rivoluzione francese o il '68 o qualsiasi altro anno/avvenimento che non sia oggi.
Oggi è l'unica rivoluzione che deve interessare. E oggi è il 2010, il mondo è cambiato e noi dobbiamo adeguarci al cambiamento e adottare nuove forme di protesta più incisive, con mezzi di tutela più forti.
Dobbiamo inventarci qualcosa che non c'è, perchè quello che c'è è già alla mercé di tutti.
Ogni scelta è compiuta rischiando una direzione dello scegliersi.
L'italia non mi piace, ma è per questo che ho deciso di restare invece che partire come avrei potuto fare. Perchè il vero amore, forse, è amare quello che non ci piace per poterlo cambiare.
Per la prima volta nella mia piccola vita, il sentimento di rabbia è stato per un momento messo da parte perchè è entrata in gioco la paura.
Quando mi ritrovo in mezzo a discussioni politico-gnoseologiche sul nostro futuro, improvvisamente mi prende il panico e penso che ho paura. Ho paura di non poter studiare come vorrei. Ho paura di dover centellinare il mio futuro, farlo a pezzi e decidere quale pezzo posso permettermi.
Questa è la riforma.
Questo significa affrontare questo momento.
Significa sputarci in faccia e vomitarci addosso tutto quello che non potremo essere.
Una riforma dell'università del genere approvata da un governo che tra 14 giorni molto probabilmente può essere sfiduciato è uno stupro all'intelligenza di chiunque abbia aperto almeno per un secondo un libro di diritto.
Come molte persone, forse anche "loro" hanno scambiato questo diritto per un romanzetto. Molti sono convinti che il diritto sia memoria, apprendimento di una serie di regolette.
Non è così, e mi ci sono voluti tre anni di giurisprudenza per accorgermene.
La forza di conoscenza del diritto, della lotta per il diritto sta nell'argomentazione. Nessuna tesi è giusta o sbagliata di per se: è giusta o sbagliata in virtù della correttezza dell'argomentazione relativa. Il diritto come contenuto nella lex scripta è scolpito dall'uso preciso dei termini.
E io tremo sapendo che ho impiegato tre anni della mia vita per studiare qualcosa che adesso stanno calpestando, violentando e usurpando.
Non voglio usare parole di altre persone, ma qualcuno diceva che l'essenza della dignità umana sta nel compiere fino in fondo il proprio dovere.
E il dovere di noi studenti (o almeno della parte di quegli studenti che credono in questi ideali rispettando anche il parere altrui) è quello di combattere per il futuro che ci meritiamo. E per raggiungere il futuro dobbiamo garantirci un presente che sia in grado di renderci uomini liberi.
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Ormai si è diffusa l’opinione che, con l’attuale sistema giudiziario, un uomo ricco può sottrarsi alla giustizia per quanto colpevole (Cicerone, 70 a.C)
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Cip



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MessaggioInviato: Ven Dic 03, 2010 8:55 am    Oggetto: Rispondi citando

Bene.
Si può non essere d'accordo utilizzando le tue argomentazioni o quelle della lettera.. non ha importanza..in entrambi i casi trattasi di motivazioni giuste e condivisibili in maniera oggettiva.

Quello che volevo sottolineare è che (neanche piu'' tanto lentamente o di sottecchi..) ci....stanno scippando il futuro struprando il presente. Lo stanno facendo con tutte le generazioni e le classi piu' deboli..ma le uniche categorie che ancora conservano aspettative e ideali (come la storia ci insegna e perpetua..) sono quelle dei giovani studenti. O dei disperati...che vengono manganellati caricati e beffati mille volte da leggi inique e parziali..ma che hanno dalla loro parte la forza delle idee...o quella della disperazione..le uniche ancora imbattibili in questo desolante oceano di rassegnazione.
Per questo dico Viva gli studenti..Viva gli Aquilani..Viva i napoletani tiè..viva i camionisti (che hanno solidarizzato con gli studenti)..viva ancora chi non è morto dentro , chi non si rassegna..chi ha ancora il coragggio di bruciare per una passione un ideale..o semplicemente un diritto non rispettato o un torto subito.
A loro va la mia solidarieta' e il mio tifo. Che è ancora quello di un uomo che vive di passione..

potrei dire che non sono tanto importanti gli assunti, le argomentazioni quanto
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